venerdì 29 maggio 2015

L’impollinazione dei frutteti con i bombi



Nella primavera del 2014 l’ufficio tecnico ortofrutta di Terremerse ha provato a inserire all’interno del proprio programma di ricerca l’utilizzo d’insetti pronubi per l’impollinazione delle principali specie presenti nel territorio, offrendo così ai propri soci una nuova opportunità come l’utilizzo dei bombi (Bombus Terrestris).

Avendo già compiuto negli anni precedenti delle esperienze d’impollinazione entomofila nella zona del Sud Italia, l’ufficio tecnico ortofrutta, assieme ai soci, ha deciso di effettuare alcune prove con Bombus Terrestris.
L’esigenza di una migliore impollinazione deriva dal fatto che, negli ultimi anni, le condizioni climatiche avverse durante il periodo della fioritura non hanno permesso agli insetti pronubi (api e sirfidi) di svolgere un’impollinazione ottimale; per questo motivo è stato deciso d’incrementare l’impollinazione entomofila applicando arnie di Bombus Terrestris all’interno dei frutteti.

Le specie frutticole che hanno manifestato maggiormente l’esigenza dell’utilizzo di questi insetti sono: susino, albicocco, melo, pero e actinidia.
Questi insetti pronubi hanno la capacità di effettuare un’impollinazione migliore rispetto ai “soliti” insetti che troviamo naturalmente nei nostri areali (api, sirfidi, coleotteri, rincoti). I bombi, infatti, migliorano: l’allegagione aumentando la produzione per ettaro, la pezzatura e la forma dei frutti, fornendo al prodotto una maggiore conservabilità e una maturazione più uniforme e spesso accelerata, con la conseguente riduzione dei tempi di raccolta.

Perché utilizzare i bombi e non le api?
Come già riportato sopra, le fioriture in periodi piovosi, tendenzialmente freddi e con scarsa luminosità, fanno sì che gli insetti presenti in natura come le api non riescano a svolgere il proprio lavoro in maniera ottimale.

... e ancora i vantaggi dell’utilizzo dei bombi:
- non attaccano, pungono solo se non hanno vie di fuga;
- si possono utilizzare su più colture che fioriscano l’una dall’altra a distanza di 3-4 settimane: un’arnia messa in campo a marzo fornisce buoni risultati fino a luglio; il ciclo vitale di un bombo può considerarsi pertanto di 3-4 mesi;
- rispetto a un’ape è molto più territoriale, per cui questo facilita nell’impollinazione delle colture sulle quali vogliamo che operino;
- il numero di uscite di un bombo da un’arnia è mediamente di 6 volte al giorno, ma il lavoro svolto è nettamente superiore a quello di un’ape nonostante il “traffico” attorno all’arnia sia inferiore.
Chiaramente nel caso in cui si debba effettuare un trattamento nel frutteto, si consiglia di chiudere l’arnia la sera precedente e lasciar trascorrere 12 ore prima della riapertura.
In campo, un esempio della relazione tra impollinazione e pezzatura è molto evidente nel kiwi. Un fiore femminile possiede circa 1500 ovuli. Più ovuli fecondati avremo, maggiore sarà il numero di semi e più elevata sarà la pezzatura del frutto. Inoltre, un giorno di ritardo della fecondazione porta a una perdita di peso di 8-9 grammi. Per questo si consiglia di posizionare l’arnia all’interno del frutteto qualche giorno prima della piena fioritura, in modo da far ambientare gli insetti e renderli completamente attivi nel periodo più ottimale per l’impollinazione.