L’obbiettivo delle lavorazioni è quello di aumentare la fertilità fisica del terreno; fondamentalmente ciò si ottienegrazie al ripristino di un corretto rapporto tra porosità e matrice solida del suolo stesso. Idealmente un terreno dovrebbe essere composto da circa il 50% di materiale solido e dal rimanente 50% da acqua e aria: quest’ultimo volume dovrebbe essere occupato per metà da acqua e per metà da aria. Il volume occupato dall’acqua e dall’aria rappresenta la porosità, che dipende a sua volta dal diametro delle diverse singole particelle che compongono il terreno (sabbia, limo e argilla) e da come queste particelle si aggregano tra loro (struttura), grazie all’azione dei colloidi minerali e organici e alle eventuali fessurazioni dovute alle lavorazioni.
In un ecosistema
naturale il terreno presenta caratteristiche di stabilità e autoregolazione che
consentono di mantenere elevata la fertilità fisica: attualmente si parla
spesso di adottare tecniche di lavorazione di tipo “conservativo” per raggiungere tali caratteristiche.
Essenzialmente tali tecniche prevedono una riduzione della profondità delle lavorazioni, l’uso di
attrezzi discissori in sostituzione dell’aratro e l’adozione di minime
lavorazioni o semine dirette.
La valutazione
dell’influenza delle diverse lavorazioni del terreno va effettuata comunque
nell’arco dell’intera rotazione agraria.
In questo contesto
l’utilizzo dell’aratura non è da escludere sempre a priori: nei terreni
argillosi tipici dei nostri comprensori sovente ci si trova in autunno con
terreni fortemente destrutturati e compattati a causa del traffico di pesanti
mezzi impiegati per le operazioni colturali.
Inoltre la presenza di
abbondanti residui colturali rende indispensabile un'azione di interramento
degli stessi, operazione effettuabile efficacemente con l’aratura.
L’aratro è un attrezzo
complesso per il suo principio di funzionamento, per le sue regolazioni e per i
numerosi accessori che influenzano il lavoro realizzato.
La scelta del tipo di aratro
va quindi effettuata in base ai tipi prevalenti di suolo da lavorare, alle
rotazioni colturali praticate e alla potenza della trattrice disponibile.
Ove possibile è da
consigliare l’aratura
fuorisolco,
in quanto non provoca compattamenti. Il livello del compattamento è fortemente
dipendente dall’umidità e dalla tessitura del terreno: aumenta all’aumentare
dell’umidità e dell’argillosità dei suoli.
TIPOLOGIA
DEL CORPO
Gli aratri si
differenziano anche in base al tipo di versoio adottato. Il versoio solleva il
terreno e lo rigira; il suo profilo determina uno sminuzzamento e un
interramento completo dei residui in funzione della tessitura e dell’umidità
del terreno stesso.
Corpo con
versoio cilindrico
Ottima azione
di sovescio, ideale per l’interramento di residui colturali. Profondità di
lavoro da 30 a 45 cm.
Corpo con
versoio universale (cilindro-elicoidale)
Adatto in
terreni di medio impasto dove si possono tenere velocità di lavoro notevoli.
Profondità di lavoro da 15 a 35 cm.
Corpo con
versoio elicoidale
Ideale per
terreni pesanti con profondità massima di 30 cm, consente un elevato
sbriciolamento del terreno.
Corpo con
versoio a losanga
Adatto per
arature entrosolco con trattrici dotate di pneumatici di grandi dimensioni.
Profondità massima 35 cm.
Corpo con
versoio fenestrato
Ideale per
terreni pesanti e umidi, consente uno sbriciolamento efficace dello strato
lavorato. Profondità fino a 45 cm.
VOMERE
Il vomere è
particolarmente soggetto a usura, operando di fatto come un coltello che taglia
la base della fetta di terreno. Se i vomeri si consumano in maniera irregolare rendono
difficile il mantenimento della geometria di lavoro, rendendo l’aratro
”sbilanciato”.
I migliori vomeri sono fabbricati con acciai speciali multistrato autoaffilanti che si usurano in
maniera uniforme.
LARGHEZZA
DI LAVORO
Gli aratri più
semplici presentano una larghezza di lavoro fissa: viceversa i polivomere
reversibili più innovativi presentano un sistema di regolazione continua della
larghezza di lavoro. A esempio i modelli Kverneland Full Variomat consentono di
variare idraulicamente la larghezza del solco da 35 a 50 cm.
TESTATA
La testata per gli aratri
reversibili deve poter supportare glielevati sforzi di trazione e consentire un
rovesciamento di 180 gradi dell’aratro in maniera rapida e affidabile. La
compattezza della testata permette di avvicinare il baricentro dell’aratro alla
trattrice riducendo lo sforzo di sollevamento.
LA
PROPOSTA DI TERREMERSE
Terremerse è
rivenditore degli aratri Kverneland, che dispone di una gamma molto
diversificata di aratri che partono da 2 fino ad arrivare a 7 corpi, con una gamma
di accessori (avanvomeri, ruotini di appoggio, tipi di versoi, ecc.) in grado
di soddisfare ogni esigenza.
Per i nostri
ambienti consigliamo la serie LB, che da 3 fino a 6 corpi richiede potenze
della trattrice da 90 a 200 CV.