Sempre più assistiamo a scenari di mercato dove nel comparto dei
cereali le commodities devono interagire con profondi cambiamenti tra cui: la dimensione geografica, che è diventata ormai globale per tutte le tipologie di
prodotto, basti pensare al crescente ruolo dei Paesi dell’Est europeo nei
nostri mercati che di fatto hanno sostituito l’offerta organizzata dei grandi
Paesi produttori europei come la Francia; le
dinamiche di crescita della popolazione mondiale e
quindi la maggior richiesta di produzioni cerealicole ecarne, che comunque si
dovranno rapportare con un aumentodei costi di produzione, una limitata
espansione dei terreni agricoli, le maggiori preoccupazioni ambientali e i
cambiamenti del contesto politico.
Questi cambiamenti ci portano inevitabilmente a confrontarci con
mercati incerti e sempre più turbolenti che caratterizzano la forte valatilità
dei prezzi delle commodities.
Un esempio è dato dall’andamento sui diversi mercati del prezzo
del grano duro rispetto al tenero: a oggi, nell’attuale campagna commerciale,
il differenziale di prezzo tra frumento duro e tenero è di oltre 100 €/ton; situazione limite dovuta alla minor produzione
registrata in tutti i Paesi produttori, come è successo alcuni anni fa per il
frumento tenero. Oggi, a causa di una maggiore produzione internazionale di
frumento tenero, il prezzo è diminuito fortemente, di 80€/ton. rispetto allo stesso periodo del 2012.
Alla luce dei diversi fattori che influenzano il prezzo di mercato
dei cereali, sarebbe troppo semplicistico pensare di risolvere con la sola
programmazione produttiva questi differenziali di prezzo, anche con le migliori
volontà.
«Per i nostri areali la programmazione produttiva rimane per noi una delle principali strade
da percorrere in funzione delle richieste dell’industria di trasformazione
nazionale, disponibile a riconoscere
il valore delle nostre produzioni – sottolinea Augusto Verlicchi - Direttore Cerealproteici Terremerse -. Valore che sempre più spesso non è solo legato
agli aspetti delle caratteristiche intrinseche qualitative, ma a una
disponibilità di offerta legata ai cicli di lavorazione dell’industria,
all'adozione di specifici disciplinari di coltivazione, stoccaggio e
conservazioni che certificano un modo di produrre condiviso e riconosciuto da
entrambe le parti».
Dalla produzione integrata alla produzione biologica, ai disciplinari
di prodotto sino ad approdare alla produzione sostenibile, Terremerse si è sempre impegnata
direttamente su questi sistemi,
trasferendo tecniche e competenze ai propri soci produttori, consentendo di
fatto di ricavarne tutto il beneficio che il mercato ha riconosciuto e riconosce.
Per la produzione sostenibile Terremerse si sta impegnando avendo
già ottenuto certificazioni di sostenibilità per le produzioni di oleaginose e verificando le possibilità di ulteriori
certificazione per quelle cerealicole.
Nei fatti, oltre a una certificazione di sostenibilità ambientale ed
economica per le produzioni cerealicole, già da diversi anni Terremerse propone,
attraverso il proprio settore Ricerca&Sviluppo e divulgati attraverso la propria Rete Tecnica, percorsi tecnici agronomici compatibili con un
utilizzo delle risorse ambientali in un’ottica di razionalizzazione dei costi
colturali. Questa nostra esperienza è stata valorizzata dalla partecipazione al progetto della Barilla per la
coltivazione del grano duro in modo sostenibile.
La produzione 2014 di cereali autunno vernini, è stata caratterizzata dalle difficili
condizioni climatiche che per tutta la fase vegetativa e di raccolta ha
accompagnato i cereali a paglia, compromettendone in molti casi e in molte aree
del nostro paese la produzione sia in termini quantitativi sia qualitativi.
Queste condizioni atmosferiche hanno danneggiato anche le produzioni negli
altri Paesi europei che in questi giorni hanno terminato le operazioni di
raccolta.
A fronte di volumi di grano tenero prodotti nell'UE significativi,
in netto aumento rispetto alla produzione del 2013, le piogge hanno deteriorato
la qualità e solo il 60% della produzione è ritenuta panificabile. Questo
potrebbe determinare un allargamento della forbice tra il prezzo del prodotto di qualità rispetto a quello con caratteristiche non adeguate
alla panificazione.
«Per
quanto ci riguarda, sul versante delle rese produttive, l’annata è difficile da
soppesare per l’altissima variabilità delle rese che ci sono state da zona a
zona e da azienda ad azienda – afferma Verlicchi -. In
generale, comunque, sono state inferiori a quelle dello scorso anno. In un’annata
così contraddistinta dall’andamento stagionale problematico dove
l’imprevedibilità dei fattori climatici è stata determinante per i risultati quanti-qualitativi,
l’esigenza di adottare tecniche colturali e
produttive in grado di attenuarne gli effetti sono l’unica risposta che il produttore ha a disposizione per la salvaguardia del
proprio reddito».