Nel Metapontino le condizioni climatiche invernali e
primaverili hanno inficiato in maniera rilevante i risultati produttivi
quanti-qualitativi per le drupacee.
«La mancanza di freddo, a
causa delle temperature miti nella stagione invernale che ha avuto connotati di
una lunga primavera senza i rigori tipici della stagione, non ha consentito
l’accumulo di ore di freddo durante il riposo vegetativo invernale. A questo
bisogna aggiungere le nebbie e piogge concentratesi proprio nel periodo della
fioritura, che hanno aggravato una situazione già di per sé negativa – spiegano
Carmelo Mennone, Responsabile AASD Pantanello - A.L.S.I.A., e Macario
Latronico, Tecnico responsabile Area Metapontina della Coop. Terremerse -. Le cause di tale stato sono riconducibili a
condizioni climatiche non favorevoli alla differenziazione a fiore, che per
alcune varietà hanno determinato la mancata fioritura». Tale situazione è
attribuibile a una serie eventi verifcatisi già a partire dall’autunno scorso,
quando temperature al di sopra della media hanno ritardato la caduta delle
foglie nel mese di dicembre, procrastinando il timing dell’inizio del
soddisfacimento del fabbisogno in freddo. Nella stagione invernale, analizzando
i dati di ore di freddo, a parte il mese di dicembre in cui si è avuto un
congruo accumulo di ore, in quasi tutte le stazioni ne sono state registrate
poche.
A questo si aggiungono eventi meteorici avversi come
la grandine che ha comportato, laddove erano presenti delle produzioni, un
danneggiamento delle stesse con risvolti negativi sulla qualità.
La specie che ha subito più danni è l’albicocco che
accusa perdite complessive in termini quantitativi di circa il 60-70% rispetto
ad una annata ordinaria. Nell’ambito varietale, quelle maggiormente danneggiate
sono state Kioto con una produzione quasi azzerata, data la mancata o disforme
fioritura; perdite del 50% ha accusato anche Orange rubis.
«Questo comportamento deve aprire una riflessione
sull’introduzione di varietà ad alto fabbisogno in freddo nel nostro areale,
visto che spesso le varietà introdotte, tranne che in alcuni casi, sono state
selezionate in ambienti climaticamente differenti dai nostri e caratterizzate
da molte ore di freddo».