Questo
articolo vuole fare alcune riflessioni sui primi sei mesi della campagna di
commercializzazione della produzione cerealicola 2012. L’obiettivo è quello di
dare alcune informazioni utili agli imprenditori agricoli che devono
pianificare le semine primaverili dei cereali.
La campagna
produttiva del 2012 ha avuto come denominatore comune, nella maggior parte degli
areali produttivi, la fortissima siccità. Questo fattore nella prima parte
della campagna ha messo in moto dei meccanismi a livello di mercato del
prodotto fisico e dei futures, che hanno portato su tutte le piazze a un rialzo
generalizzato dei prezzi dei cereali.
«Particolarmente significative sono
state le previsioni che l’USDA mensilmente pubblica e che hanno contribuito a
influenzare gli andamenti del mercato – spiega Augusto Verlicchi, direttore
cerealproteici Terremerse - . Stime che per diversi mesi sono state improntate
al ribasso delle rese produttive di soia e mais negli Stati Uniti e che hanno
favorito il rialzo dei prezzi di tutti i cereali sui mercati mondiali. Le ultime stime
USDA dell’11 Gennaio, danno una produzione mondiale di grano, mais e soia di
1.776 mln di tn, leggermente in aumento rispetto alle precedente stima di
Dicembre, ma in netta riduzione di 42 mln di tn. rispetto alla campagna
2011/12. Nello specifico, il grano tenero è stimato a 654,31 mln di tn, in calo
rispetto alle 696,94 mln di tn della produzione 2011/2012, e il mais è stimato a
852,30 mln di tn, anch’esso in diminuzione rispetto alla produzione 2011/12 che era
di 883,54 mln di tn. Per la soia, invece, l’ultima stima ci indica una produzione
di 269,41 mln di tn in aumento rispetto al 2011/2012».
Nell’Unione
Europea la produzione complessiva di cereali è stata di 272 mln di tn, in riduzione
sul 2011 di 9 mln di tn. Questa riduzione è dovuta in massima parte al mais e
al frumento tenero, mentre l’orzo e il riso sono aumentati, stazionario, sempre
sul 2011, il frumento duro.
In Italia, in
controtendenza con il dato europeo, si è prodotto più frumento tenero e duro,
mentre per il mais la diminuzione è stata maggiore rispetto alla media europea.
Da quanto scritto
emerge immediatamente che un ruolo preminente è giocato dal clima. La sua
influenza sulle produzioni agricole (in quantità e qualità) è il primo elemento
che può modificare sostanzialmente le tendenze di mercato. Il secondo elemento,
è rappresentato dai consumi che pur meno imprevedibili in quanto in costante
aumento per effetto dell’aumento demografico, spesso risentono localmente di
squilibri logistici, finanziari ed economici.
Il 2012 sarà
certamente ricordato come un'annata fra le più calde e siccitose degli ultimi
50 anni, lo sanno bene la maggior parte dei produttori di mais, soia e
girasole. In Italia la siccità ha colpito duramente, con assenza di piogge e
temperature che hanno superato in diverse località i 40 gradi. Caldo record
anche in Europa: colpiti tutti i Paesi della fascia mediterranea e in parte
anche i paesi dell’Est europeo come Romania, Ungheria e Serbia. In alcune aree
dell'Emilia Romagna si sono ampiamente oltrepassati i 30 giorni con temperatura
massime superiore ai 35° C.
La carta della
siccità, elaborata dal Servizio IdroMeteoClima dell’Arpa, mostrava
alla fine di Agosto un deficit idricosu quasi tutto il territorio regionale da 100 a 300
millimetri d’acqua (siccità eccezionale dei suoli). Le colture che più hanno sofferto
sono state il mais, il sorgo, le piante industriali (barbabietola, pomodoro e
girasole) e le foraggere, con un calo delle rese stimato tra il 30 e il 60%. Diverse aziende
hanno perso addirittura la totalità della produzione. Oltre a
questa grave perdita di produzione, l’altro fattore che ha determinato la
negatività per la nostra produzione di mais è stato il grave attacco del
fungo Aspergillus, che ha generato l’insorgenza delle aflatossine: un grave
problema per i produttori e l’industria zoomangimistica, in particolare per
quella dedicata all’alimentazione delle bovine da latte.
«È ormai consolidato che il
territorio sta subendo gli effetti di un cambiamento climatico in cui annate
particolarmente siccitose possono ripetersi sempre più frequentemente –
prosegue Verlicchi -. Partendo da questo presupposto, gli imprenditori
agricoli dovranno rivedere la propria pianificazione produttiva prendendo in
esame elementi come la vocazionalità colturale, le condizioni climatiche e
pedologiche, la disponibilità
idrica, la possibilità o meno di irrigare con impianti che consentano la
massima efficienza e razionalità economica, e così facendo possono individuare
gli ordinamenti colturali più adeguati sia dal punto di vista produttivo sia
economico. Essendo prossime le semine dei cereali primaverili, è da tenere in
considerazione, la
coltura del sorgo bianco,
in quanto in termini di disponibilità idrica non è molto esigente, inoltre
presenta una buona resistenza alle malattie fungine. Da un punto di vista
economico poi, negli ultimi anni si è dimostrata valida anche in termini di PLV
e di redditività».
Il sorgo è una delle
piante cerealicole più importanti e viene coltivato in prevalenza nelle aree
aride e semiaride del pianeta. In Italia, la coltura è praticata principalmente in Emilia Romagna
e nelle regioni Centrali,
soprattutto nelle Marche. Questa coltura si è diffusa nelle zone caratterizzate
da terreni argillosi e profondi, con disponibilità irrigue del tutto assenti o
insufficienti per consentire la coltivazione del mais.
Per portare un ulteriore
vantaggio in termini di reddito ai produttori agricoli, Terremerse, come ha già
fatto da anni per il frumento tenero e duro, perseguendo una propria politica
di valorizzazione delle produzioni cerealicole, proporrà dei contratti di coltivazione sul
sorgo,
fatti sulla base di Accordi commerciali con primarie industrie zootecniche. Tali Accordi sono tesi a dare,
oltre alla garanzia di collocazione della produzione, una buona redditività
della coltura partendo da una analisi dei costi di produzione.
«Proseguendo nella politica di valorizzazione
commerciale delle produzioni cerealicole, attraverso i contratti di
coltivazione, cogliamo l’occasione di questo articolo per informare che con
strutture cooperative della filiera cerealicola abbiamo avviato un progetto di
qualificazione della filiera del frumento tenero per l’industria alimentare. – sottolinea
il direttore Verlicchi - Il percorso
che ci vede direttamente coinvolti si pone i seguenti obiettivi:
• ampliare e
strutturare la programmazione e la produzione dei cereali destinati
all’industria alimentare coinvolgendo i soggetti che operano a livello
nazionale;
• ideare nuove
referenze innovative nei prodotti da forno rispetto alla qualità, alla salute,
all’accorciamento della filiera, da proporre e condividere anche con la GDO;
• fornire garanzie
di qualità ai prodotti industriali da forno attraverso l’impiego di farine a
marchio “Q.C. Qualità Controllata RER” ottenute da produzioni
integrate;
• sviluppare il
biologico nei segmenti dei prodotti industriali da forno attraverso
l’impiego di farine ottenute da produzioni biologiche;
• sviluppare le sinergie
tra le cooperative interessate, sviluppare maggior valore per il consumatore e
a valle della produzione da redistribuire equamente lungo la filiera.
L’obiettivo che ci
poniamo è quello di presentare delle proposte commerciali ai nostri Soci già dalle
prossime
semine autunnali».