Riportiamo
l’articolo di Augusto Verlicchi, Direttore Cerealproteici Terremerse,
pubblicato in apertura dello “Speciale Cereali 2012-2013”.
La
coltivazione del grano rappresenta la coltura più importante in tutto il mondo,
in quanto è alla base dell’alimentazione umana.
Ci sono paesi in cui il 60% delle calorie della dieta
giornaliera sono fornite direttamente dal grano, contro una media nel mondo del 20%. Questo
ci fa capire la sua importanza nella dieta umana e come sia una risorsa
strategica per molti Paesi. È coltivato in poco più di 200 mln di ettari, e si
producono da 600 a 630 mln di tonnellate annue. Nei Paesi industrializzati il
grano è la coltura più importante, mentre nei Paesi in via di sviluppo, al cui
interno rientra la popolazione asiatica, è secondo dopo il riso. È pertanto
prevedibile che il
grano insieme a riso e mais, così rilevanti nella dieta di molte popolazioni, non caleranno nel tempo ma anzi,
con l’aumento demografico, incrementeranno le loro superfici.
Autorevoli fonti a livello
mondiale stimano che nel
2030 il mondo avrà bisogno di produrre il 40% in più di grano e di raggiungere una
produzione vicina ai 900 mln di tonnellate.
Storicamente la
disponibilità di grano è sempre stata abbondante, ma dagli anni 90 assistiamo a
una riduzione costante delle riserve mondiali dovuta ad un consumo che oggi è
quasi prossimo ai quantitativi prodotti annualmente.
Il grano è la coltura più
commercializzata nel mondo e questo lo rende anche coltura di soccorso, per
eccellenza, grazie alla sua facile trasportabilità e stoccaggio. Questi fattori permettono
che questa commodities
sia sempre
più strategica e non ci sorprende che il suo prezzo sia aumentato velocemente
negli ultimi anni. Quest’anno le quotazioni di partenza risultano essere
interessanti, complice anche la siccità che ha colpito molti Paesi produttori
di cereali, in particolare gli USA, la coltura del mais, e il trend che si
prevede è quello di un ulteriore incremento del suo prezzo. Un trend che, se si
avvererà, sarà
certamente positivo per i nostri produttori agricoli in quanto le rese unitarie
(anche se non in tutte le zone) sono state discrete, ma che può creare tensioni
ai Paesi importatori. Occorre pertanto trovare il giusto equilibrio fra domanda
e offerta che consenta al produttore una remunerazione del proprio lavoro e il
recupero dei costi. Uno degli elementi di questo equilibrio è certamente la resa produttiva che va ricercata
attraverso l’innovazione varietale e la tecnica agronomica. Certo non è facile in
quanto, spesso, dobbiamo fare i conti con ostacoli non prevedibili quali gli
andamenti climatici avversi (siccità quest’anno, andamenti stagionali molto
piovosi due anni fa). Per far fronte a ciò, è necessario che la ricerca usi
tutte le risorse a disposizione per cercare di mantenere elevato il potenziale
produttivo delle colture e stabile in tutte le condizioni sub-ottimali; inoltre
deve esse in grado di proteggere le potenzialità produttive dalle malattie.
Noi pensiamo
quindi che per mantenere nel settore agroalimentare questa filiera a livello
competitivo, occorra che il sistema governativo investa sempre più in una
ricerca finalizzata che consenta una ricaduta positiva sia a livello economico
sia sociale, senza mai dimenticare che le produzioni devono essere remunerative
per chi le coltiva; qualsiasi agricoltore, infatti, in qualsiasi parte del
mondo si trovi, deve poter contare sulla redditività della propria attività.
Inoltre, non
dobbiamo mai dimenticare che il nostro Paese è fortemente importatore di grano
tenero e investire nella ricerca in questo senso può permettere di migliorare
la nostra bilancia dei pagamenti e di rassicurare il consumatore sull’origine
della materia prima.
Uno sguardo a medio termine sulla politica Comunitaria
Dal 2005 ad oggi le
due riforme della Pac hanno segnato una svolta nella gestione dei mercati da
parte della UE. È noto a tutti, infatti, che le vecchie misure di mercato sono
state sostituite da politiche di sostegno al reddito. Anche la proposta della Commissione per la
nuova Pac post 2013 continua su questa strada, proponendo misure per un ulteriore
indebolimento degli interventi di mercato. Tutto questo in un panorama che ha
visto, in particolare negli ultimi 5 anni, una fortissima volatilità dei prezzi
e la diminuzione del potere negoziale dei singoli agricoltori. La Commissione
nel formulare le nuove proposte ha tenuto conto che ci sarà un aumento della
domanda mondiale di cereali, ma che i mercati saranno sempre più caratterizzati
da un elevato grado di incertezza e di volatilità. Per questo ha
proposto una strategia tesa a migliorare il funzionamento delle filiere
attraverso i seguenti strumenti:
1. le O.P. e
le A.O.P, le quali hanno il compito di programmare la produzione, adattare
la domanda, concentrare l’offerta per una migliore commercializzazione e per
ottimizzare i costi di produzione;
2. le O.I. che sono le
Organizzazioni Interprofessionali, con il compito di migliorare la conoscenza e
la trasparenza del mercato, migliorare il coordinamento nell’immissione sul
mercato dei prodotti, migliorare l’orientamento della produzione alle esigenze
del mercato e dei consumatori;
3. i contratti
che
l’autorità pubblica può rendere anche obbligatori, questi accordi contrattuali
devono essere
scritti e
negoziati dalle O.P.;
4. strumenti di gestione del
Rischio, in particolare la costituzione di fondi mutualistici;
5. trasparenza
del
mercato, compito questo demandato alle O.I.
L’impegno di Terremerse
Ci fa piacere trovare
anche nella politica della UE, la conferma che la strada intrapresa da anni da
Terremerse è giusta. In particolare, la programmazione della produzione, la
concentrazione dell’offerta, l’ottimizzazione dei costi sono stati da sempre i
nostri obiettivi, portati avanti sia dalla Cooperativa sia attraverso l’O.P..
L’impegno di Terremerse nel settore cerealicolo, e più in specifico dei cereali
a paglia, è finalizzato alla conferma di quegli elementi chiave che stanno alla
base della nostra cerealicoltura e che si possono riassumere per il produttore
nella adozione delle buone pratiche agronomiche:
1.
l’avvicendamento colturale, è un elemento importante e strategico per una
cerealicoltura di qualità;
2. le scelte
varietali adeguate agli areali produttivi, la fertilizzazione mirata e la difesa
delle colture completano gli elementi chiave per lo sviluppo della moderna
cerealicoltura.
Le indicazioni che
Terremerse fornisce attraverso la propria Rete Tecnica e i diversi strumenti di
divulgazione sono il frutto di continui interventi di ricerca e sperimentazione
condotti nei diversi areali dalla nostra Cooperativa. Le
caratteristiche intrinseche derivate dalle adeguate tecniche produttive
permettono, senza ombra di dubbio, di affrontare i mercati di sbocco nelle
migliori condizioni e uscirne vincenti con altre produzioni locali e
internazionali che spesso presentano disformità nelle caratteristiche
merceologiche. Compito di Terremerse è quello di salvaguardare e valorizzare la
qualità prodotta in campagna; in tal senso, i contratti di valorizzazione
(prossimamente verrà pubblicata una news su questo nostro sito) che anche
quest’anno proporremo trovano la loro massima efficienza se abbinati a una
gestione commerciale del prodotto fluida e disponibile per il mercato durante
tutto l’arco della campagna di commercializzazione. Per la realizzazione di
politiche commerciali di valorizzazione del prodotto sui mercati di sbocco, è
importante operare con elevati quantitativi e costanti nel tempo in quanto le
industrie obbediscono a delle logiche di economia industriale che si basano
sulla fornitura costante e omogenea per tutto il periodo di lavorazione.
Terremerse è anche
per questo Socia dell’O.P. Cereali. L’O.P. è nata per salvaguardare gli
interessi dei produttori attraverso la concentrazione dei volumi, la
pianificazione delle produzioni in funzione dei mercati di sbocco e lo sviluppo
di rapporti di partnership fra produzione e mercato, teso ad accrescere la
catena del valore e garantire più reddito alle imprese.